Recensione di Aisi: ristorante georgiano a Roma, in via Via Enrico Cravero, nel quartiere della Garbatella.
La Georgia è famosa per tre cose: i vini in anfora, il Khachapuri e Khvicha Kvaratskhelia. Se non sapete chi è quest’ultimo cercate su Google, perché, almeno qui, non parlo di calcio. Se invece non avete mai assaggiato mai un vino georgiano o il Khachapuri leggete con attenzione.
A Garbatella, laddove c’era un locale argentino, ha aperto da qualche mese Aisi Ristornate Georgiano. Titolare nato e cresciuto nel quartiere, moglie e personale tutti (e dico tutti) originari della Georgia. Personalmente avevo provato, con entusiasmo, la cucina georgiana durante un viaggio in Russia, dove i ristoranti caucasici vanno per la maggiore. Per essere certo dell’autenticità delle ricette proposte mi sono fatto “scortare” a cena da amici e colleghi che in Georgia invece ci sono stati.
“A sentire i georgiani che vengono, si mangia meglio qui che in patria. Le ricette sono fedeli alla tradizione ma a Roma abbiamo materie prime migliori” dice il proprietario. Date le difficoltà incontrate per prenotare, è evidente che la cucina di Aisi sia apprezzata anche dai romani.
Chissà come si dice “mettiamo tutto in mezzo” in georgiano, perché è quello che abbiamo fatto, per provare gran parte del menu, a partire dal già citato Khachapuri: una focaccia ripiena con un botto di formaggio filante e uovo (vedere foto). Goduria! Anche le versioni con solo formaggio e quella con carne molto buone.
Consigliato anche lo spezzatino di agnello con salsa di susine e dragoncello. Quei ravioloni che vedete sono invece ripieni di carne brodo, quindi attenzione quando li azzannate. Fanno le “spade” di carne: come puoi non assaggiarle? Ci facciamo consigliare: pollo! Con po’ di sale sarebbe stato più saporito, ma sulla cottura nulla da dire. Come caponata preferisco quella siciliana.
Capitolo dolci: se volete tenere a bada gli zuccheri prendete il budino di mosto, acidulo e rinfrescante. Se invece volete farvi male, c’è una specie di Mars georgiano fuori menu, a base di latte condensato. Bomba. Buono anche quello di pasta ripiena di noci.
La sommelier è molto preparata, chiacchierare con lei è stato un piacere: ho scoperto che i vini georgiani sono tutti da sempre “naturali”, alla faccia di chi pensa che sia una moda. Ne abbiamo bevuto uno da 14.5° pericolosissimo.
Conto finale: sui 40 euro. Consigliato.