La dicitura più adatta per Epiro è Cave à manger, per dirla alla francese, ovvero un luogo dove bere vini (naturali) da accompagnare a una proposta gastronomica semplice ma non banale, tra le più interessanti a Roma.
È tutta colpa della mia insaziabile curiosità. La voglia di provare posti nuovi mi fa perdere di vista il piacere di tornare in quelli dove so che sicuramente starò bene. E così era un anno che non mangiavo da Epiro – Roma, bistrot dell’Appio Latino, di cui ho parlato anche in altre occasioni.
Ottimo inizio con il Taco di mais, spatola al carpione, maionese allo zenzero e composta di cipolle. Piacevole l’abbinamento con il Cinciallegra di Il Roccolo di Monticelli, vino naturale rifermentato (Garganega e Trebbiano) da 10,5 %. Ho proseguito con un Calamaro, funghi porcini, patate novelle e salsa aioli. Conclusione con la retromarcia inserita: al posto del dolce sono tornato agli antipasti. Non potevo perdere la Coppa di testa con fichi e caprino. Insomma cena perfetta, piatti tutti centrati, servizio attento e tra i migliori rapporti qualità prezzo della Capitale. A volte rimpiango di non vivere in una città più piccola, dove per forza di cose sei costretto a tornare nei porti sicuri, anziché navigare, spesso inutilmente, alla ricerca di chissà cosa…
P.S.: l’immagine di copertina è uno dei ricordi più golosi che ho di Epiro. Mascarpone e gorgonzola, con variegato alle mandorle, cioccolato bianco bruciato e albicocche disidratate. Un dessert straordinario proposto in occasione di una cena con le birre di Cantillon in abbinamento (ottobre 2017). Memorabile!