Da buon genovese Gianni Ruggiero è molto più a suo agio con le focacce, piuttosto che con le pizze. Ma la storia di questa nuova apertura romana lo ha colpito dal punto di vista personale, umano. Ecco perché ha deciso di condividerla su Lieviti Digitali. (Salvatore Cosenza)
C’era una volta la Suburra
Appena arrivai a Roma, il quartiere che più mi faceva sentire a casa era Monti con i suoi vicoli, le sue piccole osterie, i negozietti vintage, le botteghe artigiane e la sua secolare storia di Suburra romana, convivio di ricchi patrizi e plebe. La Suburra, la periferia più malfamata dell’Urbe, dove, tra i tanti lupanari, si aggira anche la più scandalosa tra le meretrice: Messalina, l’imperatrice consorte di Claudio.
Ma la Suburra è anche il luogo in cui nasce Giulio Cesare, dove sorge la via dei librai-editori di cui Orazio, Marziale e Seneca sono alcuni tra i clienti più affezionati. Il rione Monti di Ettore Petrolini, genio dalla satira pungente e del Marchese del Grillo e le sue burle feroci e crudeli. La nostalgia di Genova e i suoi caruggi mi portava a vagabondare, nel calare della sera, per quel dedalo di viuzze, sanpietrini e palazzi storici. Quartiere dove preti sacrificarono la propria vita per salvare ebrei e diventarono martiri della resistenza.
Una sera ricordo che feci una domanda al mio compagno di bancone in via dei serpenti, in uno dei vinai storici di Monti davanti ad un bianco dei castelli. Il mio “collega” di bevute era un romano di quelli veraci, secco, con le guance scavate e la voce roca: “ma che è quell’andirivieni di gente da quel portoncino?”. Lui con la flemma del vecchio lupo romano de Roma e la sigaretta all’angolo della bocca stretta fra i denti, mi disse: “ ce sta ‘a Parigina, è d’Avellino ma è ita ‘na vorta ‘n Francia e mo ‘a chiamano tutti a ‘sto modo ed è ‘na fortuna perché è l’unica cosa bona, lei è tarmente brutta che è mejo nun guardalla, ma sta roba de Parigi se vede…”.
Via Cimarra 4
A Monti c’erano ristoranti per tutte le tasche: si poteva mangiare dal tartufo d’Alba alla coda alla vaccinara, ma sopratutto c’erano i ristoranti etnici. Tra questi, uno era Il Guru, ristorante Indiano, in via cimarra 4, un vicoletto ad angolo dove ricordo che spesso andava via la luce. Passando li davanti, incuriosito dall’elefantino che era il loro stemma e l’odore di spezie impregnato nella mente, sono entrato e ho iniziato a fare domande, come al mio solito, da vecchio curioso quale sono.
Parlo con Mathew, il figlio del “Guru”. Mi dice che nel 2019 il papà e la mamma hanno deciso di mollare il locale e così lo rilevato lui. Amore e romanità sono stati galeotti: la fidanzata di Mathew è celiaca e il papà di lei, Renato, è fornaio da una vita. A tutti gli si saranno illuminati gli occhi e…ops! Il gioco è fatto!
Cimarra 4 è una vera pizzeria romana di qualità. Per far felice la sua amata Mathew propone fritti tutti senza glutine, mentre le pizze sono disponibili in entrambe le versioni e all’occorrenza anche senza lattosio. Questa combo Indoromana è stupenda, loro sono fantastici e anche i loro cocktails bevuti davanti al bel bancone. Qui tutto si mischia: drink e cultura, chiacchiere e cibo buono; tutto si contamina, tranne gli impasti e le farine! In quel caso ognuno ha il suo forno. Contrasti e armonie, insomma, quello che io amo della vita.