JiaMo Lab è un piccolo locale a Roma, specializzato in street food cinese autentico. Ci è stata la nostra Carla che, originaria delle Canarie e trasferitasi di recente nella Capitale, dopo le prime settimane di full immersion nella cucina romana, ha deciso di scoprire anche la proposta internazionale presente in città. (Salvatore Cosenza)
Non di sola carbonara vive Roma
Non è complicato rendersi conto che la maggior parte dei ristoranti di Roma offrano cibo italiano o romano. Squadra che vince non si cambia, giusto? Ad ogni modo, dopo tre settimane nella Capitale ed essermi rimpinzata con generose porzioni di Cacio e Pepe, Carbonara e altri piatti simili, ho deciso di ribellarmi e provare un cinese. Nel 2016 ho vissuto per un periodo a Hong Kong ed entrare in questo piccolo locale di street food mi ha riportato a quell’epoca e alle atmosfere della metropoli orientale: tavolini attaccati, poster colorati appesi alle pareti sulle mattonelle bianche, selezione di birre asiatiche, vista diretta sulla cucina di acciaio con una signora tra i fornelli.
Jiamo Lab
Nome del ristorante? JiaMo Lab, in Via Bergamo, 15. Il menù è limitato ma le specialità cinesi sono squisite. Ho avuto l’opportunità di parlare con Chenqiang Hu (Chen abbreviato), uno dei fondatori. Insieme a sua madre e suo zio, si sono imbarcati in questa avventura gastronomica con un obiettivo: servire cibo cinese a Roma senza europeizzarlo. Non è un segreto che in Europa abbiamo un’immagine piuttosto distorta del cibo cinese, ma anche loro hanno tradizioni e credenze. Ricordo quando una collega a Hong Kong mi disse che dovremmo mangiare più cosce di pollo per avere belle gambe…Insomma, ogni cultura ha i propri miti, anche in cucina.
Dallo Zhejiang a Roma
La storia di Chen è singolare. Da WenZhou, una città della regione dello Zhejiang, la famiglia di Chen si trasferisce in Europa, in cerca di un futuro migliore. Aveva dieci anni quando Chen viene chiamato dai genitori che gli dicono di prendere le sue cose per ricongiungersi con loro. Data l’età lui non capisce subito l’entità di un cambiamento simile, né tantomeno può prevedere le difficoltà che avrebbe incontrato nell’inserirsi in una cultura completamente diversa. Soprattutto, Chen non era pronto a continuare gli studi in Italia. Quegli anni si rivelano duri, tanto da portarlo ad abbandonare la scuola a 16 anni, iniziando a lavorare nella ristorazione.
Il primo impiego è in un ristorante giapponese, ma che propone anche un menù autentico esclusivamente per la comunità cinese. Chen introduce un piatto della regione Shaanxi, un panino salato fatto di noodles croccanti e ripieno di carne o verdure in salsa (jiamo). I clienti non-cinesi non ci mettono molto a notare quel panino e lo indicano ai camerieri, dato che non lo trovano nel menù. Una grande opportunità: nasce così JiaMo Lab. Oltre al Jiamo, ci sono anche altri piatti di stir fried noodles e dumplings. Attenzione però, perché questi ultimi si preparano in quantità limitata solo il martedì e una volta finiti bisognerà attendere la settimana successiva.
Il successo di Jiamo Lab
Gestire un ristorante non è una passeggiata. All’inizio i tempi di attesa erano lunghi e per questo da JiaMo Lab hanno iniziato a servire arachidi nel guscio (tradizione cinese) come passatempo. Li servono ancora, ma tranquilli, il servizio ora è decisamente più rapido. Attirare clientela era poi l’altra grande missione, consapevoli dello scarso appeal che la ristorazione cinese aveva all’epoca. In un panorama gastronomico come quello romano, inizialmente dalle parti di Via Bergamo si vedevano solo studenti e lavoratori cinesi, felici di trovare il loro cibo tradizionale. Ma la voce si è sparsa velocemente e dopo cinque anni, JiaMo Lab è apprezzato da tutti e citato anche nelle guide del Gambero Rosso. Dal punto di vista culinario, è un posto unico a Roma, ma soprattutto è una fonte di ispirazione, dove le tradizioni di una cultura gastronomica lontana sono rispettate e celebrate, senza essere filtrate per adattarsi al gusto di tutti.
JiaMo Lab
Via Bergamo, 15 – Roma RM
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Authentic Chinese food in Rome
It is not too complicated to figure out that most of the food spots in Rome offer Italian or Roman cuisine. Why change a winning horse, I guess? Nevertheless, after three weeks in the city and having stuffed myself with a significant amount of Cacio e Pepe, Carbonara, and other dishes, I decided to go off the grid and opt for Chinese. I lived in Hong Kong for a while, and entering the street food restaurant felt like being back in 2016 when I was living there. I guess it’s the mix between the cramped tables within the already tiny space, the various colourful posters hanging on the white-tiled walls, the selection of Asian beers, and the direct view into the stainless steel kitchen where an older lady was among pots and pans that really reminded me of the city.
Restaurant name please? JiaMo Lab located on Via Bergamo, 15. It is a street food establishment offering a limited yet exquisite menu of authentic Chinese specialties. I had the opportunity to chat with Chenqiang Hu (Chen for short), one of the founders of this street food joint. Together with his mother and uncle, they embarked on this entrepreneurial project driven by a common passion: to bring real Chinese food to Rome without Europeanizing it. It’s no secret that many of us in Europe have a somewhat distorted view of what Chinese food truly is and how it tastes. Of course they have their own specialities, traditions and beliefs. I remember a good colleague of mine in Hong Kong telling me that we should eat more chicken legs to have nicer legs. I mean, which culture does not cook myths in their kitchens?
While discussing his decision to open the restaurant, I quickly realized that Chen’s story is unique. Originally from WenZhou, a city in the Eastern region of Zhejiang, Chen’s parents moved to Europe for economic opportunities. Chen was only 10 years old when one morning his parents called him and told him to pack as he was moving to Europe.At that young age, he didn’t grasp the magnitude of moving continents, but upon landing in Rome, he realised he was leaving behind his familiar life for one he didn’t comprehend. Unprepared for such a change, especially in adapting to school in a foreign country and language, the school and teenage years became some of the toughest for him. At 16, he decided to quit and began working in hospitality.
He worked in a Japanese restaurant, which was also well-known within the Chinese community as they had a secret menu with Chinese specialities. Chen introduced a dish from the Shaanxi region. It can be imagined as a bun made of oven-crunched noodles filled with a saucy and spiced meat or vegetarian filling, quite eye-catching. Quickly non-Chinese guests were pointing at the dish as they couldn’t find it on the regular menu. Clearly there was great opportunity in the dish and that’s how JiaMo Lab was born. Undoubtedly, the jiamo is their signature dish, equally their stir fried noodle dishes and dumplings. However, be cautious; they prepare a set number of homemade dumplings every Tuesday, and once they’re gone, you’ll have to wait until the next week.
Understandably, opening a restaurant is a bumpy ride. At first, they had to understand how to run a restaurant; sometimes, people would wait a long time to receive their orders. To gain some time, they started serving complimentary peanuts with shells, which is an entertaining custom in China. They still serve them, but rest assured there is little waiting time. Of course attracting people was another mission by itself, as Chinese cuisine is not the most sexy. In such an Italian food scene, at first, the restaurant was visited only by Chinese students and residents. After five years open. they are beloved by various communities and have even been mentioned in Gambero Rosso. It’s an excellent culinary spot, but I see it more as an inspirational establishment, recognizing that traditions don’t always need to be altered or filtered to be appreciated by others.
Auténtica comida china en Roma
No es complicado de darse cuenta que la mayoría de los restaurantes en Roma ofrecen comida italiana o romana. ¿Por qué cambiar un caballo ganador, supongo? En fin, después de estar tres semanas en Roma y haberme hinchado a significativas porciones de Cacio e Pape, Carbonara y otros semejante platos, decidí rebelarme y optar por un chino. Hace un par de años viví en Hong Kong, y al entrar en este restaurante de street food, me transportó de vuelta a 2016 cuando vivía allí. Supongo que las pequeñas mesas apretujadas en el ya pequeño local, los coloridos pósters colgados de las paredes con azulejos blancos, la selección de cervezas asiáticas o tener vistas directas a la cocina de acero con una señora entre sartenes y calderos me recordaron a la ciudad.
¿Nombre del restaurante, por favor? JiaMo Lab en Via Bergamo, 15. Es un restaurante de streetfood que cuenta con un menú limitado pero exquisito de especialidades Chinas auténticas. Tuve la oportunidad de hablar con Chenqiang Hu (Chen abreviado), uno de los fundadores. Junto a su madre y su tío, se embarcaron en esta aventura gastronómica con una pasión en común: traer a Roma comida china auténtica sin europeizarla. No es ningún secreto que muchos de nosotros en Europa tenemos una imagen más bien distorsionada de lo que realmente es la comida china. Está claro que tienen sus propias especialidades, tradiciones y creencias. Aun recuerdo cuando una compañera de curro en Hong Kong me dijo que teníamos que comer más patas de pollo para tener piernas bonitas. Y es que, en que cultura no cocinan mitos en la cocina?
Mientras hablábamos sobre su decisión de abrir el restaurante, me di cuenta que la historia de Chen es única. Originario de WenZhou, una ciudad de la región de Zhejiang, los padres de Chen se mudaron a Europa en busca de un futuro más próspero. Cuando tenía 10 años, sus padres lo llamaron y le dijeron que empacar sus cosas porque se mudaba a Europa para encontrarse con ellos. Claro, a esa edad él no entendía lo que significaría dejar todo atrás para sumergirse en un cultura que era completamente distinta. Sin estar preparado para tal cambio ni para continuar su educación en un colegio Italiano, los años de colegio se volvieron los más difíciles para él y a los 16 años decidió dejar los estudios para trabajar en un restaurante.
Empezó a trabajar en un restaurante japonés que al mismo tiempo ofrecía una menú exclusivamente para la comunidad china con especialidades chinas. Chen introdujo un plato de la región de Shaanxi, un bollo salado hecho de noodles crujientes relleno de carne o verduras en salsa. Los clientes no chinos no tardaron en percatarse de ese plato y lo señalaban a los camareros ya que no lo podían encontrar en el menú. Claramente, había una oportunidad y es así como se fundó JiaMo Lab. Sin ninguna duda, el jiamo es su plato estrella pero igualmente tienen platos exquisitos de stir fried noodles y dumplings. Pero estén atentos, cada martes preparan un número exacto de dumplings y cuando se terminan ya no hay más hasta la semana que viene.
Está claro que abrir un restaurante no es un paseo por el parque. Al principio, a veces los clientes esperaban demasiado por su pedido y empezaron a servir cacahuetes en su cáscara (tradición china) como un entretenimiento perfecto. Aún siguen sirviéndose, pero tranquilos, el tiempo de espera no es excesivo. Atraer gente también fue una misión por su cuenta ya que todos sabemos que la cocina china no es una de las más sexys. Al principio, solo estudiantes chinos iban allí, contentos de tener su comida autentica. Pero la voz se corrió rápidamente y, tras cinco años abiertos, son celebrados por múltiples comunidades. ¡Hasta han sido mencionados en Gambero Rosso! Culinariamente, JiaMo Lab es único, pero yo lo veo más como una inspiración, donde las tradiciones de una cultura son celebradas y servidas sin filtros para adaptarse a la gran mayoría.
Bravissimo